Citation: Rita DARIO, Jessica UVA, Giuseppe TRANI, Saverio FALCO, Valeria ANCONA, Leonardo PETRERA,Valutazione della polverosita’ ambientale in un panificio: un sistema integrato con un dispositivo elettronico sperimentale, 75° Congresso Nazionale SIMLII, 17/19 Ottobre 2012 pag. 744-747- ISSN 1592-7830
Abstract: L’esposizione professionale a farina di grano può provocare patologie allergiche la più conosciuta delle quali è la ‘baker’s asthma’; l’eziopatogenesi più accreditata riconosce il rapporto tra esposizione ad inalanti indoor (polveri di farina, sostanze organiche, acari della polvere) e risposta dell’organismo (fattori genetici, sensibilizzazione, preesistenza di patologie respiratorie e/o cutanee). Il metodo di campionamento ambientale, l’identificazione di una dose e la caratterizzazione della polverosità diffusa di un panificio sono gli obiettivi del nostro lavoro. Gli obblighi normativi del datore di lavoro in materia di valutazione del rischio chimico sono descritti nel titolo IX del D.Lgs 81/08, già considerati in passato nell’art.21 sulla difesa contro le polveri del D.P.R. 303/56. L’azione di controllo dell’igiene dei luoghi di lavoro si attiva, per le competente degli organi di controllo pubblici, successivamente alla segnalazione di legge di malattia professionale, denuncia obbligatoria secondo l’allegato ministeriale del 1/4/2010, ad integrazione del D.M. 14 gennaio 2008, ascrivendo l’asma bronchiale da polveri e farine di cereali al gruppo 4 della lista I, malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità. I limiti della norma della polverosità ambientale considerati allergizzanti, per la frazione respirabile a carico del primo tratto dell’albero respiratorio con diametro delle particelle di 5-10µm, sono compresi tra valori di 2µm e 10 µm su grammo di polvere campionata. L’approccio innovativo è rappresentato dal percorso metodologico che prevede una prima valutazione del rischio ambientale, con la concentrazione delle polveri su deposimetri di superficie, la successiva caratterizzazione della polverosità mediante dosimetro elettronico e la definizione, ove e dove possibile, del reale contenuto allergogenico, mediante la misura del diametro delle particelle rilevate nel monitoraggio ambientale punto per punto. Il nostro sistema si basa sul principio di funzionamento usato dai deposimetri, ovvero il campionamento passivo del materiale particolato; sono stati usati dei substrati colorati sui quali si andrà a depositare la polvere. L’uso di questa metodologia presuppone uno studio accurato per determinare dove posizionare questi substrati rispetto alla sorgente di emissione o di produzione della polvere. Questa tecnica è di tipo qualitativo e funziona in continuo; se integrata con altri sistemi di monitoraggio ambientale può fornire informazioni più dettagliate relative alle polveri presenti. In seguito all’esposizione dei supporti nel luogo in cui si vuole effettuare la misura si ha una viraggio di colore direttamente proporzionale alla quantità di particolato depositato e quindi di polverosità a rischio irritativo/allergenico reale. Dall’analisi del modello di diffusione scaturisce la successiva attività di monitoraggio ambientale delle zone corrispondenti ai punti più a rischio, nelle fasce orarie in cui viene generato più particolato aereo disperso e di conseguenza le aree lavorative che determinano condizioni potenzialmente più sensibilizzanti, punti nei quali si può anche svolgere l’azione di prevenzione ambientale (DIP, aspiratori localizzati, abbattimento della polvere con nebulizzazione di acqua). Lo scopo è evitare il posizionamento di più dosimetri ambientali da tutte le parti, con il rischio (come avviene ad oggi) di non considerare l’elevata disuniformità della concentrazione di particolato, ovvero un unico campionatore ambientale che misura solo la polverosità media. In cooperazione con altri enti nel full paper sarà presentato un test condotto in un panificio procedendo prima all’identificazione dei punti critici con la tecnica dei deposimetri e poi al posizionamento di alcune unità elettroniche connesse ad un sistema di registrazione dei dati. Il fine ultimo è quello di poter usare il sistema anche in altri ambienti a rischio come: falegnamerie, cementifici, copisterie ecc. Il lavoro si propone di dimostrare come il controllo ambientale degli inquinanti rappresenti una tipica misura di prevenzione secondaria delle patologie allergiche del comparto degli alimentaristi, attività per la quale abbiamo dedicato il nostro sistema di monitoraggio ambientale e che presenta caratteristiche di affidabilità della misura e basso costo di realizzazione del dispositivo sperimentale.